Eccessiva sonnolenza diurna e incidenti stradali
Perché dormiamo? Nonostante le numerosissime ricerche degli ultimi decenni non sappiamo ancora perché trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo. Quello che sappiamo è che dormire è una funzione fondamentale per la salute e la qualità della vita come mangiare o bere. Se non dormiamo una notte il giorno seguente ci sentiamo stanchi, sonnolenti, più irritabili, con deficit di attenzione e di memoria.
La mancanza cronica di sonno è inoltre responsabile di gravi conseguenze per la salute: aumenta le patologie cardiocircolatorie (infarto e ictus), ipertensione, diabete e obesità, aumenta il rischio di patologie psichiatriche quali ansia e depressione, riduce l’aspettativa di vita.
Eppure nelle nostre giornate vissute h 24 diamo sempre meno la dovuta importanza al sonno, quasi come fosse un momento di vita perso, e tendiamo a ridurre le ore dedicate al sonno.
Raramente si pensa che un sonno di cattiva qualità possa avere gravi conseguenze per la salute. Per lo più si ritiene che possa essere solo causa di stanchezza o di qualche disagio transitorio.
Un’altra conseguenza del cattivo sonno è la cosiddetta Eccessiva sonnolenza diurna (Esd) che interferisce con le comuni attività quotidiane, ad esempio sul rendimento lavorativo e scolastico o sulla guida di un veicolo. Si stima che circa il 10-25 % della popolazione vive e lavora in condizioni di Eccessiva sonnolenza diurna.
Alcuni tra i più gravi incidenti a livello mondiale avvenuti negli ultimi cinquanta/sessant’anni sono stati attribuiti a deficit di attenzione causati da Esd. Tra questi il naufragio della superpetroliera Exxon Valdez sulle coste dell’Alaska nel 1989 che causò uno dei più gravi disastri ambientali, gli incidenti nucleari di Three Mile Island del 1979 e Chernobyl del 1986, l’esplosione durante il decollo dello Space Shuttle Challenger del 1986, il disastro industriale della Union Carbide di Bhopal in India del 1984 che provocò oltre 6.000 morti al momento dell’incidente ma le cui conseguenze hanno poi interessato circa 600.000 persone.
L’Eccessiva sonnolenza diurna è anche una delle prime cause di incidenti stradali. Si stima che almeno un quarto degli incidenti stradali gravi siano causato da colpi di sonno. Purtroppo, delle gravi conseguenze che il colpo di sonno può comportare ci si rende conto sono quando se ne parla sui media in concomitanza di eventi tragici come l’incidente del pullman in Spagna che nel marzo 2016 causò la morte di tredici studentesse. Fu proprio lo stesso autista ad ammettere di essere stato colpito da un colpo di sonno.
In realtà il fenomeno è molto diffuso: l’Aci stima che circa 800 persone perdono la vita ogni anno a causa del colpo di sonno mentre sono alla guida. La Comunità Europea, consapevole che i colpi di sonno, insieme all’alta velocità, rappresentano il principale fattore di rischio per incidenti stradali gravi, nel luglio 2013 ha emanato una direttiva a tutti gli stati membri in cui si stabilisce che, in caso di rilascio o di rinnovo della patente, venga attentamente valutata la possibilità che il soggetto sia affetto da apnee notturne, una delle principali cause di sonnolenza diurna.
L’Eccessiva sonnolenza diurna solo raramente è causata da una patologia del sistema nervoso centrale, come nel caso della narcolessia, dell’ipersonnia idiopatica o della Sindrome di Kleine-Levin, più frequentemente è secondaria ad altre patologie mediche e psichiatriche, ad assunzione di sostanze e farmaci, ma si riscontra soprattutto in soggetti affetti da apnee nel sonno e nelle persone che hanno un alterato ritmo sonno-veglia o condotte di vita che non rispettano il fabbisogno di sonno.
Nelle nostre giornate sempre più spesso è richiesto un impegno massimo per tutte le 24 ore, sette giorni su sette, riducendo così le ore dedicate al sonno, spesso considerato un momento di vita perso. Si stima che negli ultimi cinquant’anni ci sia stata una riduzione media a persona di ore dedicate al sonno di circa 1,5-2 al giorno. Da uno studio epidemiologico della National Sleep Foundation emerge che, mentre nel 1998 circa il 35 % delle persone dormiva 8 ore per notte, a soli sette anni di distanza, nel 2005, solo il 25% aveva mantenuto le 8 ore di sonno.
Le apnee notturne, che comportano una interruzione del respiro per occlusione delle prime vie aeree durante il sonno, sono responsabili di brevi risvegli non percepiti dal paziente e quindi di un sonno frammentato e di scarsa qualità, con stanchezza al mattino e sonnolenza diurna. A soffrirne sono soprattutto soggetti di sesso maschile, che abitualmente russano, e persone con obesità. In Italia è stimato che almeno due milioni di persone siano affette dalla Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (OSAS) in maniera medio-grave, ma solo a una minima percentuale di esse è stata diagnosticata la Sindrome ed è in trattamento. La percentuale di pazienti con apnee nel sonno aumenta con l’età.
Si è visto inoltre che le apnee notturne, e quindi la sonnolenza diurna, sono più frequenti in determinate categorie di lavoratori, in primis gli autotrasportatori proprio per lo stile di vita sedentario che sono costretti a condurre (molti i casi di obesità). Lo stesso vale per gli autisti di taxi, i conducenti di autobus o autoambulanze, così come per i lavoratori di altri settori quali i gruisti nell’edilizia, i trattoristi nell’agricoltura, i piloti di aerei ed elicotteri etc.
Una efficace opera di prevenzione è indispensabile anche per garantire, nel medio e lungo termine, minori impatti sul Sistema sanitario nazionale, come sottolineato nell’Intesa Stato-Regioni del 12 maggio 2016. Attualmente si stima che i costi diretti e indiretti delle Osas siano circa 5 miliardi e 200 milioni di euro l’anno, mentre solo 312 milioni di euro sono spesi per la diagnosi e il trattamento della patologia. La spesa pubblica che scaturisce dal trattamento delle complicanze è dunque molto alta, così come i costi indiretti degli incidenti automobilistici e sul lavoro e la conseguente perdita di produttività.
Per recuperare il grave ritardo accumulato dal nostro Paese nella prevenzione di questi fenomeni, sarebbe auspicabile venissero promosse campagne di comunicazione e specifici percorsi educativi atti a sensibilizzare i cittadini e gli stessi medici aumentando la consapevolezza generale di quanto i disturbi del sonno impattino pesantemente sulla salute, la qualità della nostra vita e l’economia.